La mano di Simenon. Camera oscura della mente

La mano (titolo originale La main) romanzo di Georges Simenon apparso prima a puntate su “Revue des Deux Mondes” nel 1968, fu poi pubblicato nello stesso anno in un unico volume, in Italia è uscito per Adelphi nel 2021 con la traduzione di Simona Mambrini.

Donald Dodd, avvocato quarantacinquenne, marito di Isabel e padre di due figlie adolescenti sempre più distaccate, conduce una vita “normale” a Brentwood, Connecticut, anziché a New York come il suo amico Ray Sanders. Ray è bello, ha successo ed è sposato con Mona, donna molto sensuale che fa “pensare a un letto”.  Durante una bufera di neve, le due coppie escono per partecipare ad una festa, al ritorno verso casa, la macchina di Donald si blocca e Ray scompare misteriosamente. Ma quando Donald rientra all’auto, in seguito all’uscita per cercare l’amico, annuncia alle due donne di non essere riuscito a trovare Ray. Isabel con il suo sguardo riesce ad intuire subito che qualcosa non va. In realtà Donald è rimasto tutto il tempo rintanato in un fienile, a fumare una sigaretta dopo l’altra: perché è sbronzo, perché è vile e perché cova un odio purissimo nei confronti di Ray.

L’omissione di soccorso non è forse assimilabile ad un assassinio?

La mano, può sembrare all’apparenza un classico romanzo giallo, sfocia però in un thriller psicologico che scava nelle ambiguità del pensiero e delle relazioni umane. Tutto è narrato in prima persona da un “io” narrante inaffidabile, perché il punto di vista di Donald è ambiguo come d’altro canto è ambigua la scomparsa di Ray. Resta comunque il dubbio se la scomparsa dell’amico sia a tutti gli effetti un incidente o un omicidio.

Lotta di sguardi

Ma vero conflitto all’interno del romanzo è quello di coppia tra il protagonista e la moglie Isabel. Isabel, è una donna algida e silenziosa, dallo sguardo indulgente. Donald, non riesce più a comprendere sua moglie. Non riuscendo a comprenderla, non riesce più ad entrare nei suoi pensieri ed allo stesso tempo non riesce a comprendere quello che veramente prova per lei. Donald ricorda costantemente gli occhi azzurri ed il suo sguardo. Questo sguardo giudicante, sembra nascondere la consapevolezza di quello che sua moglie ben sa: che razza di uomo sia in realtà Donald!

l suo sguardo mi esaspera. È diventato un ossessione. Quando sono tornato, benché non le avessi detto niente di Torrington o di mio padre, mi ha chiesto:
“Come sta?”.
Vero è che non era difficile intuirlo. Non mancavano gli indizi. Ciò non toglie che mi sento sempre attaccato a un filo. Ovunque io sia, qualsiasi cosa io faccia, è un po’ come se avessi sempre i suoi occhi addosso.

La paura di noi stessi

Simenon, con abile maestria riesce a far intrecciare in poche pagine un turbinio di emozioni. Si passa dall’invidia all’odio, dalla gelosia all’amore, dalla riconoscenza all’altruismo e dall’egoismo si finisce per cadere nella paura.

La mano è un romanzo ai limiti dell’allucinazione sino a sfociare nel disturbante.

Tant’è che lo stesso Simenon, una volta concluso il romanzo si dichiarò fortemente turbato da quello che aveva scritto. 

Perché la Mano risulta un romanzo crudele e perverso che riesce a mettere a nudo la paura di noi stessi, la paura di cosa sia in grado di compie essere umano. Un romanzo che lo si può benissimo definire un capolavoro dove il colpo di genio sta certamente nel titolo, la cui forza e potenza si capisce solo una volta arrivati alla fine: una mano accasciata su un parquet, sinonimo di sensualità o a volte anche di morte.

Sai quel pomeriggio in cui abbiamo dormito per terra ero ipnotizzato dalla tua mano abbandonata sul parquet?…Avevo una voglia matta di toccarla, di afferrarla…Chissà cosa sarebbe successo se l’avessi fatto…”
“Davanti a Isabel?”
Davanti al mondo intero, se necessario…E questa non la chiami una debolezza?”

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