I salmoni aspettano agosto: ripercorrere il passato per ritrovarsi
I salmoni aspettano agosto è il romanzo di esordio per Elena Panzera, edito Giulio Perrone, che ci racconta una storia intima e delicata in cui due gemelli imparano a fare i conti con l’arrivo dell’età adulta e l’obbligata separazione che comporta. Per quanto può essere doloroso uscire dal loro nido, questo distacco sarà capace di renderli individui singoli e completi, l’uno senza l’altra.
Ma siamo certi che un legame come il loro non potrà mai essere sciolto?
In passato abbiamo parlato di altri libri che raccontano il rapporto gemellare come una vera e propria simbiosi, fatta di telepatia e sincronicità. Lo abbiamo letto nella vera storia delle gemelle Gibbson in Le gemelle che non parlavano e nel più disturbante La trilogia di K.. Con I salmoni aspettano agosto aggiungiamo un altro tassello per cercare di capire quanto sia speciale e unico il legame tra due fratelli gemelli.
Il fatto è che quando non sei a casa mi sembra di non esistere, come adesso. La mamma dice che quando mi capitano cose di questo genere devo scriverle qui, oppure fare gli esercizi. Mi ha regalato questo diario con la copertina nera e le pagine beige, ha detto è il tuo migliore amico, devi usarlo il più spesso possibile. Come se lei avesse mai preso la sua amica Palmira, la nostra vicina di casa, e si fosse messa a scriverle addosso. In ogni caso, se proprio devo scriverlo, lo scrivo a te, altrimenti mi sembrerebbe di prendere tutte le mie parole e buttarle nel cestino, per nessuno
Trama

A raccontarci la storia è il diario di Michele, musicista di ventitrè anni, prossimo al diploma di pianoforte al conservatorio. È stata sua madre ad esortarlo a scrivere, spiegandogli che mettendo nero su bianco i suoi pensieri e le sue emozioni probabilmente sarebbe riuscito a scrollarsi dalla sua immobilità.
Nelle sue pagine, Michele ripercorre le memorie familiari raccontando in particolare il suo rapporto simbiotico con la gemella Francesca, perno della sua esistenza. Michele e Francesca sono legati l’un l’altra da un filo invisibile. Si muovono come se fossero un’unica entità complementare, e questo risulta lampante anche quando suonano insieme per ore sincronizzando perfettamente le mani, i battiti e i respiri. Condividono pensieri, parole, empatia e persino un linguaggio musicale segreto con cui riescono a comunicare senza che nessuno se ne accorga. La loro comunicazione è fatta di sguardi, note musicali e gesti. Non serve parlare.
Qualche anno dopo papà ha fatto costruire la vasca e noi ci siamo spostati lì. Un giorno però è entrato in bagno e si è coperto gli occhi come se avesse visto qualcosa di spaventoso, invece c’eravamo soltanto noi, i nostri quindici anni distesi nella vasca bollente. Da allora non abbiamo più fatto il bagno insieme, ma nemmeno questo è bastato a calmare papà, a fargli passare più tempo a casa come accadeva prima che i nostri corpi si allungassero senza smettere di somigliarsi […]
Il legame che gli unisce è indissolubile, intimo e decisamente morboso. Infatti, il padre risulta molto preoccupato dalla loro interdipendenza e tutti notano lo stato ansioso di Michele quando sua sorella non è accanto a lui. Se Francesca esce, Michele trascorre le serate chiuso in casa, suonando o scrivendo sul suo diario ma in realtà è solo in attesa del rientro di sua sorella. È questo che succede. Quando Francesca non c’è lui si sente spezzato a metà, come se lo avessero privato della sua forza vitale e della sua volontà. Lui stesso, quando è in attesa a casa, scrive sul diario: “Non so fino a che ora mi toccherà sopportare questo fatto di non esistere.”
A parte la loro famiglia, sembrerebbe che anche le persone che circondano i due gemelli facciano fatica a distinguerli e considerarli due entità diverse. Il loro legame viene quindi percepito anche da fuori, tanto che gli amici e gli amori di uno diventano inevitabilmente connessi anche con l’altro.
Francesca
Francesca, invece, sembra più indipendente del fratello. Ha un fidanzato, esce tutti i fine settimana con gli amici e insegna musica ai bambini più piccoli. Sembra in tutto e per tutto una tipica ragazzina solare e piena di interessi che non ha paura di sperimentare e farsi largo nella socialità.
Nun la tene’ sempre pe’ mano, Miche’. Lasciala perde ’n po’. Tu hai stretto più forte la mia mano e gli hai detto lascialo in pace tu.
Nonostante la maggiore indipendenza, Francesca però trova sempre il tempo per prestare le sue attenzioni a Michele attraverso una carezza, una parola sussurrata nell’orecchio o uno sguardo. Non sembra infastidita dalla sua morbosità ma, vogliosa di ottenere la sua individualità, sarà proprio lei ad avviare il processo di separazione.
Il padre
Michele ci racconta anche la storia della sua famiglia soffermandosi su due eventi cruciali che, secondo lui, hanno toccato profondamente i suoi genitori. Tre morti che hanno lacerato il cuore dei suoi cari: la perdita di zio Michele (fratello gemello del padre) a causa di una nota malattia che lo ha consumato lentamente, e le tragiche morti di Valerio (migliore amico del padre) e sua figlia avvenute a causa della strage ferroviaria di Viareggio del 2009 – Storia che ci viene ricordata con estrema sensibilità e grande rispetto per i familiari delle vittime -.
Sembrerebbero questi i motivi per cui il padre di Michele, una volta sempre presente in famiglia, ha cominciato a trascorrere meno tempo in casa accettando viaggi di lavoro sempre più lontani e sempre più lunghi, e per cui sua madre sembra da anni costantemente triste e trascurata.
Michele
Andando avanti con la lettura del diario di Michele diventa chiaro che questo ragazzo ha una sensibilità e un’empatia finissima. Michele, infatti, percepisce il dolore di chi lo circonda anche se non capisce come poter essere d’aiuto. Fra le pagine trapela che Michele ha una sorta di problematica psico-sociale, che però non viene chiarita.
La gente pensa che parli da solo, ma si sbaglia. Parlo a me, dall’altra parte, e se mi sento vuol dire che sono ancora vivo. Quando ci sei tu non lo faccio, perché intorno rinascono gli alberi e le figure musicali si alternano ad assenze di rumore con naturalezza, senza vuoti. Posso parlare con te e dirti come mi sento, oppure non dirti niente, tanto lo capisci lo stesso.
Michele parla molto poco ed è ossessionato da sua sorella e dalla musica. Inoltre, non esce mai e non ha amici. Quando si ritrova fuori casa da sola ha un senso di smarrimento enorme. Le persone gli parlano e lui risponde solo con lapidari e confusi “non lo so”. Non è ben chiaro quale sia la limitazione, ma non ha molta importanza capirlo per apprezzare questa lettura.
Poteva accadere di tutto, ma siamo accaduti noi due. Io per la verità sono accaduto per primo, ben trecento secondi prima di te. Non sono nato piangendo, anzi, ho trattenuto il respiro finché tu non hai dato i primi segnali del tuo arrivo. Prima di decidermi a rimanere volevo essere certo che mi avresti raggiungo da questa parte, e non mi importa se la mia stranezza viene da lì, da quei secondi senza fiato.
Il suo spazio sicuro è la musica ed è grazie a questa che trova un posto nel mondo. Le note e i tasti del pianoforte lo fanno sentire vivo e lo riconnettono al mondo, rigenerandolo. E sarà proprio la musica ad addolcire la delicata separazione gemellare e a indicargli la strada verso la sua individualità.
Senza le melodie che ho inciso – questo lo so – nella mia vita non avrei detto niente, sarei rimasto in silenzio.
E cosa centrano i salmoni e agosto? Leggete questo libro per scoprirlo.
Conclusioni
Elena Panzera, nel suo esordio pubblico, ci regala un delicatissimo spaccato familiare scandito da spartiti musicali ed emozioni represse. Lo fa con un linguaggio chiaro e diretto, ma mai fuori luogo, che sa far commuovere ed empatizzare con la storia di tutti i personaggi.
Infondo, possiamo notare le sue capacità espressive attraverso gli articoli e i testi che Elena condivide su diverse riviste letterarie (Tascabile, Altri animali, Interno Poesia, Minima&Moralia).