Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi
Il romanzo è stato incluso tra i dodici candidati al Premio Strega, proposto da Alessandro Barbero poiché «si staglia con un’originalità che merita di essere segnalata […] e ha raggiunto un vasto pubblico soprattutto grazie al passaparola dei lettori e all’entusiasmo dei librai.»
Tra le sue parole stupisce un commento che vuole svelare la natura del romanzo e indaga con occhio sensibile le pieghe del contenuto e della sua forma:
«Merita di essere candidato per la novità, e l’ambizione del concetto e della trama, come per la qualità della scrittura: il romanzo è scritto in una lingua versatile e mutevole, spesso apparentemente orale, in realtà letteratissima, che attinge a tutte le risorse dell’italiano»
Trama: la storia di Cesco
Vorrei partire da questi aspetti, il colore vivo e pulsante della lingua così come il labirinto dell’intreccio, per raccontare un romanzo innovativo come la ragnatela di un animaletto moderno e colorato e un poco stanco del mondo. Il ragnetto sembra capace di ingannare la stanchezza per dipingere un mondo parallelo dove si può ridere della guerra, farsi beffa di Hitler ed Eva, inventare una mappa delle ferrovie in Messico, e intanto piangere per un amico che muore lontano.

Amico e confidente: sì perché Cesco non è un Eroe convenzionale, e si ritrova arrotolato, suo malgrado, in avventure e intrugli, scopre nuove parole semplici e pericolose, talvolta un poco vigliacche. L’amore, la paura, il dolore – quello per i denti sì, ma soprattutto per chi la guerra la fa davvero e quindi in trincea o a migliaia di chilometri di distanza ci muore senza possibilità di appello.
Impossibile dunque non fare il tifo per lui, o immaginarlo come amico buffo e indifeso piuttosto che come milite della Guardia Nazionale Repubblicana Ferroviaria: ci fa ridere piuttosto che scatenare un normale senso di protezione.
Asti, Repubblica Sociale Italiana, febbraio 1944 (non sempre ma per la maggior parte del tempo): la trama è semplice. A Cesco è impartito un ordine tanto lineare quanto scemo: disegnare e compilare una mappa delle Ferrovie del Messico, individuare le nuove Città, le fermate, la sua traiettoria.
Non si comprende il motivo, ma lui inventerà vere e proprie capriole per ottenere qualcosa che potrebbe somigliare a una vera mappa: è chiaro sin da subito che il compito ha ambizioni impossibili.
Tormentato dal mal di denti e da conoscenti spavaldi e fastidiosi, gironzola la città e mette in pratica la prima persona singolare del verbo “nascondersi”: Cesco Magetti non vuole rogne. Non va dal dentista per paura e si fa coinvolgere in baruffe e battibecchi, disposto a parlare con chiunque (forse anche una strega) per concludere la missione e poterla dimenticare.
“Se cercate dell’avventura, in questo romanzo ne troverete a bizzeffe”.
Le prime parole della quarta di copertina racchiudono tutta la verità di questa storia.
«Era precisamente quel genere di Weltanschauung che mi stava facendo girare la testa ogni volta in cui ripensavo agli occhi di Tilde, che ti fomenta e ti nutre, che ti instilla la volontà di vivere e perfino di disegnare una inutile mappa ferroviaria del Messico.»
Tilde e il luogo dell’amore
«Si trovarono lì, uno di fronte all’altra per la prima volta, ai bordi di un ballo a palchetto dal quale giungeva una musica buona da danzare in tempo di guerra e talvolta in tempo di pace.»
Tilde Giordano, la bella bibliotecaria, fidanzata di Steno e con due occhi bellissimi da dove proviene una “malinconia allagata” tanto che forse “se non avesse reagito, si sarebbe ritrovata con gli occhi in bianco e nero come nelle fotografie” e che per ovvie e romantiche ragioni, è destinata a perdere la ragione in nome di una passione che le brucia dentro. Facile innamorarsi di Tilde, anche per chi legge, perché la si immagina minuta e dolce ma piena di entusiasmo tanto da implodere, e dare schiaffi di vita a chi abbia l’immenso piacere di fare un pezzo di strada con lei.
Tilde è il nucleo pulsante della storia per Cesco, è il suo luogo dell’amore. Sa bene, Cesco, che Tilde è pazza e promessa in sposa a un altro, e forse è disposto a impazzire anche lui, a cavalcare con la fantasia le mappe del Messico, lui che il Messico nemmeno sa dove sia, solo per costruire un’armatura che possa farlo bello e forte agli occhi di una femmina grandiosa.
La Storia: Nazisti e balletti
«Buon Natale, Berto. Sciastilivogo Rozdestva.
Mi baciò sulle fronte. Sciastilivogo Rozdestva. Mi si spezzò il fiato.
Ma ora so perché cresce l’ombra dagli alberi morti, perché la luce è il colore sprigionato da un volto. Questa vita è una casa bruciata.

In questa storia possiamo trovare dialoghi grotteschi, grazie soprattutto a un aiutante capo molto singolare, frasi e sguardi d’amore, la voglia di vita e la sua paura, un gusto dolceamaro imposto dalla guerra. Cesco sorride, scappa, bestemmia e risponde gentile a chi osa domandare, imporre, ordinare: eppure non possiamo dimenticarcene mai, sullo sfondo ci sono Eva e Hitler che litigano, ci sono le truppe in Russia e ogni minuto un italiano muore, ci sono i partigiani e scappiamo perché nessuno è abbastanza forte da difendere se stesso e la madrepatria. Insomma, i giovani vogliono vivere e basta.
Questa non è un’esercitazione, se sbagli qualcosa, puoi immaginarti sotto tre metri di terra. E ci sono i balletti nel passato, e la gente se ne ricorda con gli occhi a cuoricino, e ci sono passeggiate di pace e silenzio nel futuro e uomini e donne per mano a bambini che sanno immaginare bene.
Conclusioni ed evoluzioni

L’autore ha 46 anni e ha origini piemontesi: Ferrovie del Messico è il suo primo romanzo.
Dopo i ringraziamenti, al fondo dell’opera, regala ai lettori la trama e piccole anticipazioni del seguito del romanzo; pare ci saranno ancora avventure e incondizionato amore per il nostro ormai amico e confidente Cesco Magetti.
Più di ottocento pagine per ammaliarci e ipnotizzarci, sensazioni che portano in un preciso luogo, dove il lettore ricorda quanto sia facile perdersi nelle pieghe dello spazio e del tempo preso per mano da una storia d’illusioni.
Una piccola curiosità: alcuni capitoli, bellissimi tra l’altro, erano già stati pubblicati come racconti.
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