A tu per tu con Dino Audino Editore
Una realtà che parte dalla drammaturgia per il cinema e la televisione. Nel corso degli anni la casa editrice ha allargato la propria visione a teatro, scrittura, danza, musica, fumetto e in generale alle attività creative dello spettacolo. Oggi, a più di venticinque anni di distanza dalla sua fondazione, Dino Audino editore è leader nel settore della formazione per lo spettacolo e della scrittura creativa.

Ciao, presentati e raccontaci qual è il tuo ruolo nella Casa editrice.
Mi chiamo Giovanna Guidoni, alle spalle ho un percorso professionale di scrittrice-sceneggiatrice, quindi editor televisiva, cinematografica, e di produzione. Conosco Dino da anni ma nel 2019 ho avuto la fortuna di poter portare nella sua casa editrice queste competenze. Qui, oltre al mio lavoro di editor, mi occupo di scouting, editing, scrittura dei paratesti.
Ci racconti la storia della casa editrice? Dove e quando è nata? Aneddoti? Da cosa/chi prende il nome la casa editrice?
La Dino Audino nasce nel ’92 a Roma, da un’intuizione di Dino Audino, da cui prende il nome. Già direttore editoriale della Savelli, (casa editrice della sinistra giovanile che pubblicò, tra le altre cose, Porci con le ali), Dino decide allora di dedicarsi a un settore mai esplorato in Italia fino a quel momento: la formazione degli sceneggiatori, un’esigenza particolarmente sentita in quegli anni nel nostro paese. Contestualmente dà vita alla rivista «Script», che diventa anche una comunità di professionisti e amici, un’occasione per confrontarsi e discutere il valore del scrittura in relazione a una messa in scena, della formazione nell’ambito dello spettacolo, delle politiche che gli venivano dedicate. Sull’onda, a partire dal 1995 progetta e offre alla RAI l’organizzazione di una selezione nazionale e un corso di formazione per sceneggiatori televisivi, il “mitico” corso RAI/script, corso che ha formato i più importanti sceneggiatori italiani della nostra generazione. Tra l’altro, proprio a breve, la Dino Audino pubblicherà una raccolta di articoli della rivista per rilanciare un dibattito mai invecchiato. Anzi, si chiamerà Il meglio di Script, Una rivista che viene dal futuro, da dicembre in libreria.
Qual è l’idea che anima la vostra casa editrice?
Lo riassumo in una frase: il talento da solo non basta. Calcola che quando si è partiti erano anni in cui registi italiani anche importanti bloccavano qualunque tentativo volto a dare la dignità di lavoro vero e proprio alla scrittura creativa. Con lo slogan «anche chi tira il carretto della frutta, se ha una buona idea, ha diritto di vederla pubblicata», veniva negato il principio che scrivere un testo per offrirlo al pubblico prevede una capacità specifica. Certo! Siamo tutti d’accordo che chiunque, se ha una buona idea, debba poterla scrivere. Ma il nostro spirito e i nostri libri sottolineano che per esprimere al meglio la propria idea vadano conosciuti alcuni principi che rendono l’idea formulabile per il medium di riferimento e emotivamente efficace per chi vorrà riceverla. Se non si conosce la lingua italiana non si può scrivere neanche un pensierino… E la narrazione, insieme a molte altre arti creative, hanno una propria lingua peculiare che i nostri libri aiutano a conoscere e praticare. “Cassette degli attrezzi”, come li nominiamo scherzando.
Quante persone fanno parte della vostra redazione?
Nella nostra redazione lavoriamo in quattro più l’editore che, oltre a tenere il timone, partecipa in maniera attiva al lavoro. È una piccola casa editrice a impronta artigianale. Una bottega che, negli anni, ha saputo crescere e pubblicare grandi cose.
La vostra produzione si suddivide in collane? Qual è lo spirito che le anima e la loro identità?
Beh, sì: crescendo abbiamo dato vita a diverse collane. I manuali è stata la prima, e di che si tratta lo dice da sola. Poi si sono aggiunte Voci e Volti, Ricerche, I Numeri… in ultimo una di cui siamo particolarmente orgogliosi, la collana Drama, che rispecchia il lavoro che abbiamo portato avanti negli anni. I titoli pubblicati in Drama, (frutto di una sinergia con l’università La Sapienza di Roma e il WGI, il sindacato sceneggiatori italiano) analizzano grandi classici del teatro, del cinema ma anche della serialità televisiva, e restituiscono l’architettura drammaturgica che li ha resi così famosi. Non sono libri teorici ma soprattutto pratici: solo imparando a leggere (cioè imparando a riconoscere come i grandi classici sono stati costruiti: quali sono i loro punti di forza e come si sono articolati) si può imparare a scrivere e, quindi, consiglio i titoli di questa collana a chiunque voglia intraprendere “il mestiere”.
Quali sono le pubblicazioni che hanno ottenuto maggior successo/riconoscimenti e secondo voi per quali motivi?
Anzitutto i tre capisaldi su cui la casa editrice ha fondato la propria identità: Il viaggio dell’Eroe, di Chris Vogler, Scrivere una grande sceneggiatura di Linda Siger, L’arco di trasformazione del personaggio, di Dara Marks. La chiarezza unita a un’illuminante capacità di trascinare lettori e lettrici nelle acque profonde, per scandagliare quello che c’è sotto la punta dell’iceberg (cioè sotto qualunque opera creativa riuscita e di successo) credo siano i motivi principali per cui sono diventati famosi. Su queste caratteristiche abbiamo improntato molti altri nostri libri che hanno raggiunto alte punte di gradimento.
I social sono un mezzo importante per il vostro lavoro? Con quale scopo li utilizzate?
Ormai i social sono una componente importante per ogni lavoro che abbia a che fare con un pubblico. In particolare, alcune fasce di età vengono raggiunte molto più facilmente attraverso questi canali rispetto a quelli tradizionali, come possono esserlo gli inserti culturali dei quotidiani. Noi li utilizziamo principalmente per comunicare le nuove uscite, consigliare opere del nostro catalogo e pubblicizzare eventi che riguardano i nostri libri.
Come vengono scelti gli autori e i titoli che pubblicate?
Nel nostro sito c’è un form che chiunque abbia desiderio di presentarci un manoscritto può compilare e spedirci. Certo, prima di spedire, raccomandiamo di identificare la nostra linea editoriale perché prendiamo in considerazione solo lavori a questa riferibili… Poi scouting, scouting, scouting… e ancora scouting. I buoni libri spesso abitano luoghi nascosti, ed è un talento dell’editore vederli e, a volte, addirittura a dissotterrarli. Poi sta a me togliere il terriccio in eccesso e farli risplendere come diamanti!
Ci consigli tre libri imperdibili del vostro catalogo?
È una domanda difficile, anzi difficilissima. Ogni libro è il frutto di un incontro: da un lato il lettore che pone delle domande in un determinato momento della sua vita, dall’altro la voce di un autore che risponde trascinandolo in un mondo a lui ancora sconosciuto. Ad essere imperdibile, secondo me, è il percorso che ogni volta, grazie a un titolo, si costruisce insieme! Ma, se mi metti proprio con le spalle al muro, fuori dubbio Il viaggio dell’Eroe, non solo un libro per chi voglia avvicinarsi alla scrittura di narrazione ma, anche, un libro che rimanda alla cultura dell’occidente e alle sue origini. Aggiungerei poi Il dettaglio è il segreto di Peter Brook, uno dei più grandi registi teatrali che, anche per chi non è interessato al teatro insegna cosa vuol dire “fare esperienza”. In ultimo un libro a cui personalmente sono parecchio affezionata, Ascoltare e narrare le vite degli altri di Marina Gellona. È un libro bellissimo, quanto mai attuale, che non è stato del tutto capito. Non solo un manuale ma anche uno sguardo inedito per imparare a raccontare e a raccontarsi.